sabato 4 agosto 2012

4/Pasolini e Boccaccio in Calabria. Quello che abbiamo perduto e che stiamo perdendo

4/Pasolini e Boccaccio in Calabria. Quello che abbiamo perduto e che stiamo perdendo Nel ’300 Giovanni Boccaccio, che non siamo certi se sia mai venuto da Napoli a Reggio Calabria, scriveva nel “Decameron”,
iniziando la storia avventurosa di Landolfo Rufolo: «Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilettevole parte d’Italia…», una “marina” che dalla Calabria proseguiva in Campania«piena di picciole città, di giardini e di fontane…».
Se il Boccaccio qui da noi non era forse mai “sceso”, modo di dire soltanto nostro, provenivano da qui, e sicuramente gli raccontavano questa terra, due grandi sapienti pre umanisti calabresi, suoi amici e maestri di grecità, entrambi da Seminara nel reggino: Barlaam di Calabria, vescovo di Gerace, teologo, filosofo, matematico e musicologo, e Leonzio Pilato, monaco, promotore dello studio della lingua greca, traduttore di Omero per Boccaccio e Petrarca.

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