martedì 8 gennaio 2013

Fallisce la Richard Ginori: piatti rotti e i cocci della memoria

Fallisce la Richard Ginori: piatti rotti e i cocci della memoria:
Di beni comuni oggi si parla molto, e anche confusamente, finendo per comprendervi tante cose diverse: al primo posto non possono che esservi i beni comuni materiali naturali: terra, acqua, aria, energia. Ma bisogna cominciare a comprendere anche quelli che “fanno” l’identità storica di un Paese e di un popolo: luoghi, paesaggi, monumenti, quelli che oggi vengono considerati come un ostacolo al progresso e allo sviluppo, un lascito indesiderato del passato da superare più in fretta possibile, alienandoli e svendendoli per fare cassa, ma anche perché la mercificazione possa permeare e intridere tutte le relazioni tra individui, persone e natura, uomini e conoscenza. In modo che si sviluppi quel processo pensato per massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e di potere, il valore estraibile dagli esseri umani, dalla natura, dal pianeta, dal sapere, dall’informazione.
Allora forse è il momento di cominciare a pensare in termini di “bene comune” che non è una declinazione al singolare ma un approccio più completo e ideale che riporta all’interesse di tutti, alla sovranità indivisa su un patrimonio che si è ricevuto e si trasmette nella sua integrità arricchita dall’esperienza di una generazione e che passa all’altra come un messaggio di civiltà e umanità.

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