giovedì 17 gennaio 2013

CHE NOIA, CHE BARBA, CHE NOIA LE TASSE | Lucia Del Grosso

CHE NOIA, CHE BARBA, CHE NOIA LE TASSE | Lucia Del Grosso

 C’è una sproporzione scandalosa tra il rilievo dato nella discussione politica alle tasse rispetto ai temi del lavoro. Come se non ci si accorgesse  che il poveraccio con moglie e due figli precari o disoccupati dentro casa, magari pure cassintegrato o licenziato, sta diventando la fotografia dell’Italiano medio. Per lui il problema dei problemi non sono le tasse (semmai sono le tasse che i più fortunati non pagano per fornirgli un’adeguata rete di protezione sociale), ma il lavoro che non c’è. O che quando c’è è malpagato: l’Italia non brilla nella graduatoria europea dei trattamenti salariali. Forse se in quella casa lavorassero tutti al poveraccio non peserebbe pagare il giusto, a patto che chi ha più di lui paghi più di lui. Non gli peserebbe pagare l’IMU, purché riformulata in termini più progressivi. E detto questo si passerebbe a trattare la madre di tutti i problemi: il lavoro.  Ma la nostra informazione sconta una pesante sudditanza culturale verso le parole d’ordine della destra. Compresa quella rivoluzionaria in cachemir con contratti miliardari e in ansia da share – quella che invita in trasmissione un vecchio trombone travestito da cameriera che spolvera i mobili, e lo mette a confronto, per perfezionare il capolavoro, con una venditrice di armi che ha dichiarato guerra all’euro – Perché tutta l’informazione in Italia, anche quella che si è messa il pennacchio dell’informazione di vera opposizione, è contigua con la destra, sogna i suoi stessi incubi e parla la sua stessa lingua, a volte nemmeno con parole diverse. 

Nessun commento:

Posta un commento