sabato 6 aprile 2013

L’Aquila: smart city, grande inganno di Anna Lombroso

L’Aquila: smart city, grande inganno |:
Nel 2009 la tracotanza spregiudicata del premier oscurò competenze, professionalità, storia e cultura, annullando la presenza e il contributo di strutturisti, architetti, urbanisti, restauratori di ogni materiale, snaturando anche la parola “ricostruzione”, cancellando le figure storiche di sovrintendenti e tecnici, grazie alla latitanza non certo involontaria del ridicolo Bondi, colpevolmente assente quanto lo spettro contemporaneo di Ornaghi.
Oggi dopo 4 anni, si conferma la permanenza del provvisorio, affidandola all’utopia provinciale delle Smart City, alla benevolenza bigotta dell’Ue che erogherebbe finanziamenti in cambio dell’ubbidienza all’approccio Ocse-Università di Groeningen. Un documento di intenti che si accredita come un capolavoro dell’incultura modernista, dimentico della Carta di Gubbio, la Bibbia del restauro nata proprio da noi, per discernere tra «monumenti» da conservare ed «edilizia minore» da demolire, per realizzare una Disneyland della ricostruzione o una Las Vegas della memoria urbana, con le sole facciate, come quinte teatrali, a nascondere l’oblio di una città o la creazione di un insediamento artificiale.
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