Lo shock della paura vera e alimentata, quello del risveglio dalla sceneggiatura dell’aspettativa opulenta all’esperienza dell’indigenza si condensa in una confusa inadeguatezza di fronte all’incognito abisso che cominciamo a conoscere. E nel risentimento per l’attesa tradita, nella frustrazione incerta tra domanda di risarcimento e dichiarazione di insuccesso. Esodati, espropriati, ingannati sembriamo saper solo proferire un’invettiva senza parole. Mentre invece dobbiamo riprenderci una collera viva, creativa, quella che si nutre di sentimenti e verbi forti, caldi, elementari: amore, passione, libertà, tana, bellezza, amicizia, comunità. Politica se vuol dire appropriarsi delle decisioni, essere dentro alla vita e alla città, combattersi e ragionare insieme, farsi coraggio.
L’economia della paura e del ricatto:
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