venerdì 17 maggio 2013

Grillo e la paura dell’uomo nero di Anna Lombroso

Grillo e la paura dell’uomo nero:

In un documento ufficiale la Lega dichiara di avere una “visione differenzialista del mondo”, un concetto preso in prestito dalla Nuova Destra di Alain de Benoist, dai partiti xenofobi e neofascisti,  che “difende” la diversità culturale dalla globalizzazione, tanto da sostenere iniziative di abolizione del debito dei paesi poveri, in modo che “ognuno resti a casa sua”.
Grillo non ha nemmeno bisogno di questa impalcatura “ideale”, con lo stesso berciare fa leva sui nuovi bisogni, sulle nuove miserie, sulle nuove povertà,sul le nuove perdite, sentite anche come una sottrazione non solo di benessere o di privilegi, ma anche di identità di popolo. Può appoggiarsi a un umore tossico, nutrito di diffidenza, risentimento, paura, insicurezza. Può fare riferimento a una delle leggi sull’immigrazione più restrittive d’Europa, tanto da condannare che arriva all’irregolarità, fino alla trasgressione obbligata per chi non ha niente da perdere. Può – e ragionevolmente – irridere gli accordi e i crediti di integrazione, che dovrebbero essere rispettati da molti italiani. 

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